A volte ritornano! Da giovane curioso a enologo patentato.

Le serate con il produttore, che da anni organizziamo al Pomo d’Oro, riservano sempre delle gradite sorprese, ma quella con l’azienda agricola Montalbera mi ha davvero emozionato.

Mi ero piacevolmente stupita quando mi è stato riferito che a tenere la serata sarebbe intervenuto personalmente, su sua specifica richiesta, l’enologo dell’azienda Nino Falcone.

E mi sono altrettanto stupita quando ho capito chi fosse Nino Falcone, nato e cresciuto a Bassano, rivivendo insieme a lui le serate che, appena diciottenne, trascorreva al Pomo d’Oro in compagnia degli amici con i quali si faceva spiegare tutto ciò che riguardava i vini che sceglievano.

Nino si è infatti laureato in enologia e dopo una paio di altre esperienze è approdato in Montalbera.

“Quando ho saputo dove si sarebbe svolta la serata – ha spiegato – mi sono detto che non avrei potuto mancare per nulla al mondo. Possiamo dire – ha tenuto a precisare – che la passione che mi avete trasmesso in quegli anni mi ha fatto capire che questa avrebbe potuto diventare per me una professione”.

Nino si è infatti laureato in enologia e dopo una paio di altre esperienze è approdato in Montalbera.

Durante la serata ci ha intrattenuto con la storia del Ruchè di Castagnole di Monferrato, un vitigno antico che si coltiva solo in questa limitata zona in provincia di Asti, la cui origine potrebbe risalire ad una comunità di monaci devoti a San Rocco. Ma è negli anni settanta, grazie a Don Giacomo Cauda, che il vitigno a rischio estinzione viene riscoperto. Come “beneficio parrocchiale” egli trovò infatti dieci filari di Ruchè, di cui si appassionò innamorandosi dell’acino ancora in vigna e, seguito da altri viticoltori, iniziò a impiantare nuovamente questa varietà. Il resto è storia: nel 1987 arriva la DOC, nel 2010 la DOCG e oggi il Ruchè è apprezzato per le sue caratteristiche davvero uniche, prodotto in una zona limitatissima da cui si ricavano 650 mila bottiglia all’anno.

La serata si è conclusa con la degustazione di uno straordinario Metodo classico di Pinot nero 120 mesi sui lieviti, e con una nota triste: a causa dei cambiamenti climatici, le viti di pinot nero sono state espiantate per cui di questo nettare ne potremo godere solo per un’altra annata.

A presto!

Letizia

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