Alain Brumont ci riceve accompagnato dalla moglie, vestito con camicia a quadri bianchi e rossi da montagna, pantaloni alla zuava e scarponi. Le sue mani sono quelle di un uomo di terra, che lavora nei suoi vigneti, ma la sua testa e la sua eloquenza sono quelle di un lord, che alla soglia dei suoi ottant’anni vanta ancora l’energia e la tenacia di un ventenne.
La storia di questo straordinario uomo inizia più o meno 50 anni fa, quando eredita dal padre Chateau Bouscassé, un vigneto di 17 ettari nella zona del Madiran, che si trova tra l’oceano e la catena montuosa dei Pirenei.
Il terreno si caratterizza per la presenza di zone distinte: nella parte alta delle coste è argilloso calcareo, nei piani di mezzo si trovano argilla bianca, marrone, rossa e variegata, sui crinali esposti c’è un assemblaggio di ciottoli e argilla.
Alain inizia a comperare qualche terreno dai “pigri contadini della zona” poco interessati alle parti non seminative. Inizialmente pianta cabernet, merlot e tannat.
Nel 1980 acquista Chateau Montus, decidendo a questo punto che l’uva Tannat aveva il potenziale per produrre vini eccezionali.
Il Tannat, appunto, tipico vitigno della zona il cui nome in occitano significa “tanino”: la caratteristica principale di quest’uva è proprio la sua rusticità e il suo tannino vivace dal quale si ricava un vino di grande carattere che ha bisogno di tempo per essere degustato.
Seguono anni difficili, soprattutto per la mancanza di fondi, che Brumont ottiene, grazie ad un grande coraggio unito ad altrettanta intelligenza, inventandosi una sorta di crowdfunding tra gli industriali della zona: in cambio di un prestito, avrebbero avuto una scorta di vino d’annata per un numero stabilito di anni.
Risale così al 1985 la prima annata di Montus Prestige, il primo Madiran ad essere ottenuto al 100% da Tannat, che da questo momento inizia il suo viaggio alla conquista del mondo, immediatamente apprezzato dai i migliori assaggiatori internazionali.
Brumont prosegue nella sua ricerca di nuovi terreni ideali per l’uva Tannat e nel 1990 su una collina di 10 ettari perfettamente posizionata e ricoperta di grandi ciotoli, produce Montus la Tyre, il migliore Madiran mai realizzato.
Così, nel 1991, il nostro visionario imprenditore agricolo, coraggioso e concreto, viene premiato con il titolo di miglior viticoltore francese degli anni ottanta e diverso articolo sulla stampa lo collocano tra i migliori produttori di vino del mondo.
Con grande avvedutezza e con lungimiranza, nel giro di un ventennio assembla terreni in 4 aree diverse per un totale di 240 ha.
Ma i suoi sogni non si fermano qui: Brumont ha appena terminato una struttura da 1500 mq che ospita i suoi nuovi uffici e una nuova cantina ma, come uomo della terra, mantiene il suo profondo legame con la natura e quindi possiede pure uno splendido pollaio che ospita i bipedi di cui va ghiotto, costruito con le doghe che hanno contenuto Chateau Montus.
E si può a ragione parlare di quello che è il suo metodo di coltivazione e vinificazione, il “metodo Brumont”: separazione di ogni appezzamento da un bosco, per impedire qualsiasi forma di contaminazione; uso esclusivo dell’acqua sorgiva del terreno, conservazione della flora naturale, allineamento dei filari con il sole, lavoro svolto su ogni grappolo d’uva, nessun uso di pesticidi.
Brumont è il principale produttore di vino del sud-ovest della Francia, sia nelle denominazioni Madiran e Paranchec du Vic Bilh che nella Côtes de Gascogne.
Come tutti i grandi uomini, si accompagna ad una grande donna di carattere, che dietro le quinte osserva, controlla e dirige in modo egregio il tutto, lasciando al marito le luci della ribalta .
Conservo ancora un vivo ricordo della gentilezza e ospitalità di questa coppia davvero fuori dal comune, che riesce a coccolarti e a farti sentire un principe mentre ti immerge nella storia della sua vita e della sua passione, facendoti visitare Castelli e degustare vini, accompagnati sempre da prodotti di eccelsa qualità tra cui il loro splendido foie gras .
Un viaggio che non dimenticherò mai, accompagnata da carissimi amici e da un Giulio Mengatti che, come sempre, ha dato il meglio di sé.
A presto
Letizia
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